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Lo studio pre-universitario è fatto di molte sessioni di puro nozionismo, in cui occorre studiare le pagine assegnate ed essere sufficientemente preparati da passare l’interrogazione o il compito in classe.

Anche all’università ci sono molti esami nozionistici e che a volte possono sembrare infarciti di concetti astrusi e difficilmente comprensibili, ma siamo sicuri che la strategia migliore sia imparare a memoria il contenuto senza riflettere e concentrarsi sul significato?

Si impara a parlare senza riflettere sulla lingua: prima impariamo a mettere in fila le parole, poi, solo in seguito, apprendiamo la grammatica.

L’apprendimento della lingua è un esempio di “competenza senza comprensione”, in cui si può avere una competenza (saper parlare) senza bisogno di aver capito granché di cosa questo significhi.

Sebbene molte competenze possano essere acquisite “senza comprensione” e anzi, a volte questo tipo di apprendimento sia molto più rapido di quello che richiede di capire ciò che si sta apprendendo, in sede di studio universitario potrebbe rivelarsi più importante “comprendere”, parallelamente ad “imparare”.

Se si impara a memoria la lista della spesa, senza visualizzare gli oggetti e associarli alla casa, si perderà molto tempo per fare la spesa, perché bisognerà ricollegare ogni parola a un articolo reale.

Se invece ai nomi associ il prodotto, lo scopo e la posizione tra i reparti, ti orienterai molto più facilmente.

Lo stesso vale per lo studio universitario. Molti corsi fanno riferimento a competenze diverse, ma accomunate da elementi comuni.

Essere in grado di comprendere le affinità nascoste e gli elementi alla base dei concetti, permette sul lungo periodo di risparmiare molto tempo nello studio e di conservare un numero maggiore di informazioni, ben consolidate nella rete di significati che le connette.

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Tommaso Sollai