Definizione
La coscienza è un termine polisemantico di derivazione filosofica e morale, dunque può assumere diversi significati. Storicamente, in ambito psicodinamico, Freud aveva contrapposto coscienza, pre-conscio e inconscio, gerarchizzando il grado di consapevolezza dei contenuti e dei conflitti psichici. Teorie più recenti, accompagnate da ricerche empiriche, intendono la “coscienza” come consapevolezza di sé, cioè chiarezza delle componenti costitutive della propria identità e conoscenza dei propri processi psicologici.
Teoria. Consapevolezza e della discrepanza di Sé di Higgins
Una teoria recente sulla consapevolezza di sé è quella di Higgins (1987), che definisce il Sé come una rappresentazione che la persona si crea delle proprie caratteristiche e che viene costantemente controllata e regolata in risposta agli stimoli provenienti dall’ambiente.
Secondo questo autore, il Sé si articola in tre domini distinti, di cui la persona può avere più o meno consapevolezza e che possono essere anche in conflitto tra loro: il Sé reale, il Sé ideale e il Sé normativo.
Il Sé reale (o Sé attuale) è quello che la persona è, dunque è costituito dalle caratteristiche, dalle credenze e dalle percezioni che la persona ha su sé stessa e che derivano da un esame delle proprie capacità.
Il Sé ideale è quello che la persona vorrebbe essere, dunque rappresenta l’insieme dei tratti, delle capacità e delle competenze che la persona vorrebbe avere. Spesso è l’ambiente sociale a dettare un modello a cui tendere. Infine, il Sé normativo è ciò che la persona pensa di dover essere, dunque include le regole sociali che la richiamano all’ordine, al rispetto dell’autorità e all’adesione alle convenzioni della società.
Questi Sé possono entrare in conflitto l’uno con l’altro. Il conflitto è definito da Higgins (1987) “discrepanza del Sé” e può essere un fattore di rischio di disturbi clinici come ansia e depressione. Ad esempio, quando la persona sperimenta un conflitto tra il proprio Sé reale e il Sé ideale, si pone obiettivi, ma pensa di non possedere risorse, competenze o possibilità di raggiungerli. Questa consapevolezza può innescare l’abbassamento della sua autostima, demotivazione, rassegnazione e passività, oppure rabbia, che si trasforma in distruttività. Tuttavia, può sollecitare anche una revisione degli obiettivi stessi, rendendoli più realistici.
Quando il Sé reale entra in conflitto con il Sé normativo, la persona si sente diversa da come gli altri la vorrebbero. Ella sente di non conformarsi alle aspettative che la famiglia ripone o non sente come autentiche le scelte e i ruoli che la società “assegna” agli individui. Dalla consapevolezza di questo conflitto, può scaturire senso di vergogna, oppure ribellione, per opporsi alle pretese degli altri e ribadire la propria unicità, oppure la rinuncia al proprio Sé, per conformarsi passivamente agli schemi sollecitati dagli altri e sentirsi così apprezzata e riconosciuta. Questa rinuncia, tuttavia, potrebbe scatenare un senso di logoramento che poi può condurre al crollo degli schemi accettati sotto la pressione del proprio Sé che reclama soddisfazione.
Dunque, ciascuno reagisce a modo suo ai conflitti tra le parti di Sé, anche perché ciascuno ne ha una consapevolezza diversa, che a sua volta attiva azioni diverse. Secondo Higgins (1997), le motivazioni alla base delle azioni si possono ricondurre a due macro-categorie, che egli definisce “focus”, per evidenziare come la consapevolezza di sé sia anche alla base dei criteri con cui l’individuo agisce, compie scelte, pensa e gestisce l’eventuale discrepanza tra i Sé. Egli distingue tra un focus promozionale, in cui il Sé Reale intende avvicinarsi a quello Ideale; un focus preventivo, in cui il Sé Reale intende avvicinarsi a quello Normativo. Nel primo caso, la persona vuole migliorare sé stessa, crescere e innovare. Il Sé normativo tende ad essere percepito come un ostacolo, perché pone un freno. Nel secondo caso, la persona vuole rientrare negli schemi consueti e rassicuranti e preservare la stabilità. Il Sé Normativo finisce per coincidere con quello Ideale.
Ricerca
Higgins, nel 1987, ha pubblicato un primo articolo, a cui ne sono seguiti altri, dove compie una serie di analisi di studi correlazionali e sperimentali, che avevano utilizzato soprattutto questionari sulla depressione, sull’autostima e sulla regolazione delle emozioni, per dimostrare che è arrivato alla formulazione della teoria della consapevolezza e della discrepanza di Sé basandosi su evidenze sperimentali. Attraverso l’articolo del 1987 e quelli successivi, egli ha potuto delineare più precisamente le tipologie di conflitto, i vissuti di discomfort e il funzionamento cognitivo, emotivo e motivazionale di individui con focus promozionale o preventivo.
Per quanto riguarda gli individui con focus promozionale, dal punto di vista cognitivo, essi hanno uno stile che li induce a ragionare in modo sintetico e creativo, a cogliere il significato complessivo di un messaggio, saltando dalle premesse alle conclusioni. Per questo, dal punto di vista delle scelte e del comportamento, gli individui con focus promozionale tendono ad essere impulsivi. Le loro emozioni influiscono sulle decisioni. Essi vogliono provare piacere, aumentare i loro guadagni non solo economici, espandersi e godere del presente.
Per quanto riguarda gli individui con focus preventivo essi hanno paura che la situazione attuale possa peggiorare o che possano accadere eventi e negativi, quindi orientano i loro sforzi a ridurre i rischi, ad accrescere la sicurezza che non hanno o che hanno paura di perdere.
Dal punto di vista cognitivo, gli individui con focus sulla prevenzione sono iper-analitici e quasi ossessivi. Prima di compiere una scelta, cercano elementi per fondarla razionalmente, rievocano dalla memoria singoli episodi. Gli individui con focus sulla prevenzione tendono poi a presentare maggiore controllo della memoria e delle emozioni e non si lasciano facilmente travolgere dall’entusiasmo. Essi sono, dunque, mediamente più lenti e riflessivi, ma anche più sospettosi e diffidenti.
Limiti
La teoria di Higgins suddivide tre Sé, ma è possibile che alcuni di essi possano presentarsi in una forma mista oppure possano esserci più di 3 Sé. I conflitti sono collocati prevalentemente tra i Sé, ma potrebbero insorgere anche all’interno di una stessa parte di Sé. Non è stato chiarito come misurare l’intensità della consapevolezza dei Sé e dell’eventuale discrepanza.
Anche la macrocategorie motivazionali, potrebbero essere riduttive, essendo soltanto due. Ci possono essere sfumature. Non è chiaro come e quando si definiscano i Sé, quali fattori psicologici e sociali influiscano sulla discrepanza e quali fattori possano aiutare a colmarla. Non è chiaro, inoltre, come varia la consapevolezza dei Sé in base all’età, allo status sociale e ad altri fattori contestuali.
Oggi, infatti, con l’accesso alle nuove tecnologie, ci sono molteplici modi di definirsi, di esporsi a conflitti per adeguarsi a un Sé Ideale perfezionistico e irreale oppure per liberarsi di un Sé normativo opprimente, oltre che continui cambiamenti che riconfigurano costantemente identità e motivazioni. Occorrerà valutare se queste nuove dinamiche possano rimettere in discussione i presupposti della teoria di Higgins o avvalorarli ulteriormente.
Strumenti
La consapevolezza e la discrepanza di sé possono essere valutate attraverso strumenti, colloqui e osservazione.
Per quanto riguarda gli strumenti, è compatibile con la teoria di Higgins la Self-Concept Clarity Scale (Scala per la Chiarezza del Concetto di Sé), originariamente formulata da Campbell, Katz, Lavallee e Trapnell (1991) con 40 item, ma che attualmente, nella versione validata in italiano, contiene 12 item che misurano gli aspetti centrali della chiarezza del sé, cioè: certezza percepita, coerenza interna percepita e stabilità temporale del concetto di sé in adolescenza e in età adulta.
Per quanto riguarda il colloquio, la persona può esporre allo psicologo le parti di sé, descrivendo come si percepisce, come vorrebbe essere, quali aspettative hanno gli altri verso di lei, esplorando così anche conflitti e modalità di gestirli. Per quanto riguarda l’osservazione, è possibile osservare il comportamento della persona all’interno del contesto professionale o relazionale, per verificare in che modo compie le proprie azioni e rilevare quindi motivazioni e segnali non verbali di conflitti.
Ambiti applicativi: dalla teoria all’intervento
La teoria di Higgins può essere applicata in diversi ambiti, ad esempio nella Psicologia dello sviluppo e nella Psicologia scolastica, per strutturare un percorso di sviluppo dell’identità in bambini, adolescenti e giovani; nell’ambito della Psicologia Clinica, per aiutare pazienti adolescenti; nell’ambito della Psicologia del benessere, per persone che intendano chiarire la loro identità e diventare consapevoli di sé stessi; nell’ambito della Psicologia del lavoro, per la formazione di manager, dipendenti, collaboratori o liberi professionisti, per migliorare l’identità professionale e la gestione dei conflitti.
Il percorso si può articolare in 3 fasi, da svolgersi attraverso un ciclo di incontri individuali o di gruppo. Una prima fase può essere focalizzata sulla descrizione dei 3 Sé. Ciascuno ricostruisce i propri e si confronta con gli altri, per capire come si siano definiti.
Una seconda fase può trattare la differenza tra focus motivazionale orientato alla promozione o alla prevenzione. Poi ciascuno si confronta e insieme, in gruppo, si discute di quanto può essere opportuno agire con un focus o con l’altro. Una terza fase può consistere in un training esperienziale in cui lo psicologo illustra strategie per aumentare la consapevolezza di sé e gestire in modo costruttivo i conflitti.
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