I disturbi di personalità sono alterazioni significative dei pattern emotivi, cognitivi e sociali, che causano una compromissione significa negli ambiti di funzionamento della persona.
Nel DSM-5 (APA, 2014), i disturbi di personalità sono organizzati in 3 gruppi.
Il gruppo A include le personalità eccentriche o bizzarre.
Il gruppo B include personalità emotive, imprevedibili e amplificate.
Il gruppo C include personalità ansiose e timorose.
I diversi disturbi di personalità inclusi in questi 3 gruppi sono accomunati da alcuni aspetti, elencati nel “disturbo di personalità in genere” (APA, 2014, p. 749), che non è un vero e proprio disturbo diagnosticabile.
Si tratta, invece, di un compendio di tutti gli aspetti condivisi dai diversi e specifici disturbi di personalità, una sorta di definizione con la specificazione delle varie caratteristiche comuni.
Il disturbo di personalità in genere contempla queste caratteristiche (APA, 2014, p. 749):
A. Un pattern abituale di pattern costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo. Questo pattern si manifesta in due (o più) delle seguenti aree:
1. Cognitività (cioè modi di percepire e interpretare se stessi, gli altri e gli avvenimenti).
2. Affettività (cioè varietà, intensità, abilità e adeguatezza della risposta emotiva).
3. Funzionamento interpersonale.
4. Controllo degli impulsi.
B. Il pattern abituale risulta inflessibile e pervasivo in un’ampia varietà di situazioni personali e sociali.
C. Il pattern abituale determina disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
D. Il pattern è stabile e di lunga durata, e l’esordio può essere fatto risalire almeno all’adolescenza o alla prima età adulta.
E. Il pattern abituale non risulta meglio giustificato come manifestazione o conseguenza di un altro disturbo mentale.
F. Il pattern abituale non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (per es. una sostanza di abuso, un farmaco) o di un’altra condizione medica (per es., un trauma cranico).
La personalità non è una struttura statica, ma è costituita da pattern di funzionamento sociale, affettivo e cognitivo, che scaturiscono dall’interazione tra variabili biologiche, psicologiche e sociali.
Essa è tendenzialmente stabile, ma può essere modulata dall’esperienza e dalle variabili contestuali.
Anche se è difficile cambiare completamente la personalità, dato che spesso resiste alle psicoterapie, è comunque possibile migliorare l’adattamento al contesto.
Ciò significa limitare le disfunzioni che un disturbo di personalità può comportare nelle relazioni sociali, affettive e professionali, tuttavia tali disturbi sono molto difficili da trattare.
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