Ecco alcune considerazioni sui limiti delle teorie, spesso richiesti in prove scritte e orali di abilitazione, esami e concorsi in psicologia
1) NON impazzire a cercare chissà quale assurdo punto di forza/debolezza di questa o quella teoria.
2) non fare questa parte del compito in stile pappagallo, ripetendo presunti punti di forza e debolezza trovati già precotti.
3) non “ammazzare” le teorie, criticandole in modo spietato per un cavillo. Non siamo su Tripadvisor 😉
4) ragionare su punti di forza e debolezza non significa elencare pregi e difetti di una teoria (è tutto relativo!), ma anche e soprattutto ragionare sui limiti di utilizzo, sull’estensione delle applicazioni. Infatti, una teoria è utile per una cosa, per una circostanza, per un problema, e “limitata” per un’altra cosa. I limiti non sono assoluti.
5) nel paragrafo dei limiti (se c’è), puoi fare un breve confronto con un’altra teoria, perché spesso punti di forza e debolezza si ricavano paragonando due teorie, che poi insieme si completano.
6) è opportuno essere diplomatici (come i pasticcini ;)): non chiudere il tema in modo amaro e negativo, spiattellando cose negative della teoria, ma è opportuno essere equilibrati.
7) Considera che i punti di forza e debolezza li possono chiamare in vari modi: vantaggi e svantaggi, limiti e potenzialità, ecc).
Quindi, anche se l’ultimo paragrafo è dedicato tutto ai limiti, chiudi sottolineando che sono limiti “relativi”, non assoluti, che non invalidano certo la teoria, ma sono un invito a utilizzarla in modo ragionato e flessibile, valutando i contenti in cui può apportare un contributo maggiore e completandola con altri riferimenti in altri casi.
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