Questo articolo è a continuazione di quello sulla Sindrome del Fiocco
La sindrome del fiocco incombe sui giovani neoabilitati, che spesso sentono di non avere le competenze per lavorare come liberi professionisti.
Spesso non è vero: sono bravissimi, perché li vedo durante la preparazione, solo che molti si sottovalutano.
In ogni caso, come capire quali competenze si hanno dopo l’abilitazione?
Quali competenze utilizzare dopo l’abilitazione, per iniziare a lavorare come psicologo, e quali invece migliorare, attraverso corsi, supervisioni o apprendimento autonomo?
Non è facile avere un quadro completo, preciso e realistico delle proprie competenze.
Per aiutarsi, può essere opportuno fare un percorso su di sé. Il che non equivale a fare una psicoanalisi ventennale con 5 sedute a settimana, scavando i traumi infantili, ma una consulenza anche breve, magari con uno psicologo del lavoro che possa fare il bilancio delle competenze, cioè aiutare la persona a capire meglio le conoscenze e competenze acquisite.
Non solo quelle acquisite all’università, ma anche in tutte le sue esperienze di vita, e non solo le competenze tecniche, ma anche trasversali, per capire se una persona rende di più in ruoli esecutivi, oppure decisionali e organizzativi, in compiti creativi e autonomi oppure strutturati, ecc.
A volte basta anche qualche chiacchierata con il tutor di tirocinio che magari ha visto quella persona per un anno crescere professionalmente e può fargli da specchio, restituendogli un’immagine del suo sé professionale e anche dandogli fiducia, perché magari lui vede competenze che la persona, essendo umile, non si attribuisce.
Senza questa possibilità di specchiarsi non sempre è possibile capire bene la propria situazione.
E’ come in altre situazioni quotidiane: la mattina prima di uscire, per controllare se i capelli sono a posto, il trucco non ha sbavato, ecc, c’è bisogno di uno specchio.
Non vediamo da soli la nostra immagine, bisogna vederla riflessa allo specchio.
Allo stesso modo, per fare un check delle proprie risorse e capire a che livello sono, occorre un altro professionista che appunto faccia da specchio.
Così si sviluppa anche un “supervisore interno” che aiuta a monitorare di volta in volta il livello delle proprie competenze.
Quindi se, comprensibilmente, non hai la sicurezza di poter autovalutare con affidabilità se hai una competenza specifica, è opportuno una consulenza di un professionista che faccia da specchio, non perché questi abbia la capacità di riconoscere “formalmente” o ufficialmente qualcosa , ma perché aiuta a costruirti un tuo supervisore “interno” che serve per individuare le tue competenze e monitorarle, valutando anche quali sono le fonti migliori per te per apprenderle o per mantenerle.
Altrimenti si resta col dubbio se effettivamente non si hanno conoscenze o in realtà si hanno ma non si è consapevoli di averle o di come sfruttarle.
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