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Se stai studiando per prove, esami e concorsi in psicologia, assicurati che i materiali siano aggiornati. Ecco perché.


I gusti dei commissari cambiano

I gusti dei commissari, soprattutto in esami che si ripetono regolarmente, come la prova di abilitazione, cambiano sempre.

A volte cambiano più cose, a volte di meno. A volte ci sono cambiamenti minimi, di una sola parola, ma che poi influiscono pesantemente.

Ad esempio, molti prof sono diventati intolleranti alla parola “pensiero” nei progetti con la psicoeducazione e preferiscono un termine neutro come “atteggiamento”.

Sembra una sciocchezza, è una sola parola, e ovviamente non tutti sono intolleranti, magari la maggior parte di loro neanche ci fa caso.

Ma se ti valutano proprio uno dei pochi che è ossessivo su questo puntiglio? Si rischia l’esame.

I prof si fanno venire sempre nuove “fisse”. Quello che va bene in una sessione, spesso non lo gradiscono più nella sessione dopo.

Quello che era corretto qualche anno fa, adesso è diventato causa di bocciatura.

Non rimanere legati alle denominazioni usate da un libro

Quello che in un libro di preparazione sta sotto l’etichetta “memoria”, non è utile solo se ti chiedono di parlare della memoria.

Ad esempio, la teoria tripartita di Atkinson e Shiffrin, è utile anche se ti chiedono gli stili cognitivi o il pensiero o il ragionamento, perché rappresenta un modo di ragionare lineare, sequenziale, ordinato, anche se poco creativo.

Allo stesso modo, quando la traccia contiene un’etichetta, non trattare solo il contenuto corrispondente a quell’etichetta.

Se ti chiedono “l’attenzione”, non mettete solo quello che nei libri  sta sotto “l’attenzione”.

Ad esempio, l’attenzione è potenziata se il contenuto è emotivo, perché la codifica risulta più precisa e il ricordo più duraturo, come dicono Craick e Lockart nella teoria della profondità di elaborazione.

Quindi, la teoria di questi due studiosi, che viene posta nei manuali sotto il capitolo “memoria”, non si cita solo se esce “la memoria”, ma anche se esce l’attenzione.

Non è anch’essa una teoria dell’attenzione?

In fondo la fase di codifica corrisponde all’attenzione, parte iniziale decisiva del processo mnemonico.

Se viene fatta male la codifica, hai voglia a sforzarsi di memorizzare!

E quando esce la percezione, perché limitarsi alla Gestalt?

La percezione è un processo cognitivo, che risente delle modalità di elaborazione delle informazioni, cioè del pensiero e delle emozioni, quindi si possono citare anche le euristiche, il labelling di Shachter, ecc.

L’Esame di Stato di Psicologia è un’occasione per ragionare sulle conoscenze acquisite e non solo per ripassarle o ammucchiarle.

È un’occasione per togliere un po’ di paletti, in modo che il pensiero fluisca.

Come nell’infanzia sono importanti le regole, per sorreggere la crescita, ma poi segue l’adolescenza, in cui si va oltre le regole, per diventare autonomi, così, dopo una fase di categorizzazione che serve a fare ordine tra le conoscenze, staccate le etichette.

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Sono Stella Di Giorgio, psicologa e tutor per studenti lavoratori di Psicologia e TFA. Scrivimi a tutor@110elode.net per aiuto tesi.