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Per capire se un argomento possa essere affrontato per una tesi in Psicologia, si fa una ricerca di articoli scientifici, ma spesso sembrano pochi, quindi si rinuncia a trattare l’argomento, nonostante l’interesse s svolgerlo. Ecco perché non bisogna arrendersi subito
Riguardo alla letteratura “insufficiente”, bisogna vedere come sono stati interrogati gli archivi di ricerca per verificare i materiali. Spesso i relatori e gli assistenti sono superficiali nel farlo, perché non devono farlo loro il lavoro e lanciano parole chiave a casaccio.
Oppure, se provvede il laureando, come succede nel 101% dei casi, non essendo mai stato istruito su come fare l’analisi preliminare della letteratura scientifica, non sa farla con le dovute tecniche e astuzie, dato che in 3 o 5 anni gli è stato chiesto soltanto di imparare il contenuto dei libri e ripeterlo all’esame (spesso con specifiche parole che il professore voleva sentire).
Quindi il risultato non è ottimale, perché non basta la buona volontà o l’interesse verso un argomento, per scandagliare gli archivi scientifici e valutare se le ricerche sono abbastanza da riempire una tesi interessante.
Occorre poi valutare come è stato strutturato l’indice provvisorio, perché anche se l’argomento fosse estremamente circoscritto e innovativo, non significa che tutte e 100 le pagine sono su quello.
Per fare un esempio, se un laureando volesse fare una tesi su una specifica tecnica di gestione dell’ansia, chiamiamola “gigino”, si predispongono 5 capitoli, tra cui uno se ne andrebbe con la descrizione dell’ansia nel DSM-5-Tr, uno sulle tecniche già disponibili, con cui poi si potrebbe fare un confronto con la nuova tecnica.
Ecco che la letteratura specifica su quella tecnica, necessaria per una tesi di laurea in Psicologia, si ridurrebbe e potrebbe bastare quella esistente per svolgere una tesi su quell’argomento, senza doverlo abbandonare a favore di altri contenuti che vantano più ricerche.
Altrimenti tutte le tesi si ridurrebbero alle solite disamine su argomenti iper-sfruttati come autismo, Alzheimer, stress, solo perché sono quelli con un numero spropositato di ricerche disponibili.
La revisione preliminare della letteratura va fatta in un certo modo e spesso sfruttando anche alcuni trigger forniti dagli stessi articoli di ricerca. Se fatta bene, svolta l’80% del lavoro di tesi.
Una revisione fatta “superficialmente” porterebbe ad abbandonare anche altri argomenti su cui c’è abbondanza di materiale, per il solo fatto che non viene intercettato e valorizzato.
Certo, se le università insegnassero a farla, con appositi corsi, esercitazioni e supervisioni, sarebbe una cosa utile, non solo ai fini della tesi di laurea, ma anche dell’aggiornamento professionale successivo.
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